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Quella tazzina... amica del rene.

Studi genetici confermano gli effetti protettivi della caffeina.

Image by robertosn73 from Pixabay
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Il caffè è una complessa miscela di composti, tra cui caffeina, acido clorogenico e diterpeni, con una gamma di proprietà che comprendono effetti anti-infiammatori, antiossidanti e antifibrotici.

In tutto il mondo vengono consumati più di 2 miliardi di tazze di caffè al giorno, quindi piccoli effetti fisiologici potrebbro avere implicazioni sostanziali per la salute pubblica.

Numerosi studi epidemiologici indicano che il caffè può proteggere da malattie epatiche, neurologiche, cardiovascolari e metaboliche e... allungare la vita (anche nel nefropatico)!

Per molte condizioni, gli effetti protettivi del caffè sembrano essere dipendenti dalla dose: in effetti il consumo regolare di 1-2 tazzine di caffe al giorno si associa ad un effetto protettivo sulla incidenza e progressione della malattia renale.

Dopo diversi gli studi di popolazione (osservazionali), che segnalano minori rischi di riduzione del Filtrato Glomerulare (eGFR) e di incidenza di Malattia Renale Cronica (MRC) tra gli amanti del caffè, viene ora pubblicato uno studio sul American Journal Kidney Diseases che usa la randomizzazione mendeliana (MR) per studiare gli effetti del consumo di caffè sulla salute dei reni.
La MR sfrutta le variazioni genetiche che influenzano l'esposizione ai fattori di rischio modificabili per stimare un'associazione causale tra esposizione ed esito.

Si ritiene che la predisposizione al consumo di caffè sia ereditato per circa il 36-58%. Le varianti genetiche sono assortite casualmente durante la meiosi ed, indipendentemente dai fattori di confondimento acquisibili, non sono influenzabili o modificabili successivamente. Pertanto gli studi di randomizzazione mendeliana sono ritenuti più affidabili degli studi osservazionali tradizionali

Il Dottor Oliver J. Kennedy, del Southampton General Hospital, (Hampshire – UK) ha analizzato i dati provenienti dalla coorte britannica Biobank (500.000 partecipanti dai 40 ai 73 anni, arruolati tra il 2006 e il 2013 in tutto il Regno Unito, sottoposti ad analisi genetica e questionario alimentare) per identificate le varianti genetiche associate al consumo di caffè. In seguito ha utilizzato i dati del CKDGen Consortium per valutare gli outcomes (esiti) renali in una popolazione studiata di 133.814 soggetti europei con 12.385 casi di malattia renale.

Incrociando i dati genetici con il riscontro di albuminuria, creatininuria ed insorgenza di malattia renale cronica gli autori concludono che bere una tazza di caffè al giorno conferiva un effetto protettivo contro la Malattia Renale Cronica agli stadi piu avanzati -G3-G5- (OR, 0,84; IC al 95%, 0,72-0,98; P = 0,03) e albuminuria (OR, 0,81; IC al 95%, 0,67-0,97; P = 0.02).
Una tazza in più è stata, inoltre, associata a eGFR più elevato (β = 0,022; P = 1,6 × 10−6) dopo l'esclusione di soli 3 polimorfismi responsabili di una significativa eterogeneità (Cochran Q P = 3,5 × 10−15).

I punti di forza di questo studio includono l'uso della MR, che evita in gran parte la distorsione dal confondimento e la causalità inversa, ed il gran numero di soggetti studiati.

In attesa di ulteriori studi ad oggi non esiste nessuna controindicazione all'assunzione quotidiana di caffeina, in soggetti sani o malati di rene.

Attenzione alla caffeina in eccesso.
Occorre prestare particolare attenzione agli anziani, ai bambini e a quei pazienti trattati con analgesici o diuretici e nei soggetti con storia di calcolosi.
Non si dovrebbe mai esagerare né con il consumo di caffè né con l'assunzione di bevande a base di caffeina, siano esse bibite gassate o Energy drink. La caffeina può concorrere ad aumentare la pressione sanguigna.
Visualizza il documento Coffee consumption and kidney function: a Mendelian randomisation study.pdf Collegamnto esterno Coffee consumption and kidney function: a Mendelian randomisation study
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