Un vaccino come trattamento per l’ipertensione? Possibile!
All’orizzonte nuove strategie terapeutiche che potrebbero sostituire le pasticche quotidiane. Dall’Inghilterra il farmaco che riduce la pressione con due iniezioni l'anno

Si chiama Zilebesiran (ALN-AGT01) ed esplica la sua funzione attraverso l'RNA-messaggero, sfruttando in pratica la nanotecnologia utilizzata recentemente nella lotta al Covid-19 e ai tumori, con un processo di “RNA- interference” che modula l’espressione dei geni adibiti al controllo della pressione.
La terapia di nuova generazione promette di fare meglio dei farmaci classici, con strategie di trattamento a lungo termine, e potrebbe liberare milioni di persone dalla schiavitù della “pillola” giornaliera.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicati dalla Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa – Lega Italiana contro l’Ipertensione Arteriosa (SIIA), complessivamente il 31% della popolazione italiana è iperteso e il 17% è border-line; i valori aumentano con l’avanzare dell’età e nelle donne è particolarmente evidente dopo la menopausa. Una elevata proporzione di ipertesi, circa il 27%, non sa di esserlo, e la maggior parte di questi non ha mai misurato la pressione nell’ultimo anno.
L’Ipertensione Artesiosa, ad eccezione dei casi particolarmente gravi, è infatti una condizione asintomatica, ma aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, che rappresentano la principale causa di morte nel nostro Paese.
Esistono già numerosi farmaci antipertensivi disponibili sul mercato, ma nonostante la loro efficacia sia ormai ben consolidata, il numero di persone con ipertensione non controllata è in aumento e solo il 40-50% dei pazienti raggiunge i valori di pressione raccomandati dalle linee guida.
Tra le cause principali emerge sempre la scarsa aderenza alla terapia medica, che la metà dei pazienti assume i farmaci in maniera intermittente o addirittura smette di prenderli!
Le persone sono restie ad accettare di essere affette da una patologia cronica, che richiede un cambiamento del proprio stile di vita e l’assunzione quotidiana di medicinali a vita.
L’aspetto psicologico riguarda soprattutto le persone più giovani e asintomatiche, dove il trattamento non comporta benefici immediati e, talvolta, può invece causare effetti collaterali tali da interferire con la vita privata o lavorativa.
Il potenziale di un "vaccino" per l’ipertensione è quello di offrire un trattamento innovativo che potrebbe rivelarsi molto efficace riducendo gli effetti della non “compliance” terapeutica, che per molti pazienti risulta in una pressione fuori controllo.
In questo scenario, l'arrivo di Zilebesiran rappresenta una potenziale svolta nel trattamento dell'ipertensione. Il suo segreto? Richiede letteralmente due sole assunzioni l'anno.
Si tratta,infatti, di un farmaco da somministrare tramite una semplice iniezione sottocutanea, simile a quella utilizzata per l'insulina, e la sua peculiarità è la durata d'azione: una singola iniezione può infatti essere efficace per 3 o addirittura 6 mes
La nuova molecola interferisce con l’RNA-messaggero bloccando nel fegato la produzione di Angiotensinogeno, una proteina che è in cima alla catena dei processi organici che alla fine provocano il rialzo dei valori pressori e riducendo la disponibilità di questa proteina nel sangue, si abbassa anche la pressione.
LETTERATURA SCIENTIFICA
Un articolo pubblicato a luglio sulla rivista The New England Journal of Medicine riporta i dati di uno studio clinico di Fase I che ha esplorato, su un piccolo numero di pazienti, la sicurezza e l’efficacia del nuovo farmaco a base di RNA. Il Trial è stato condotto nel Regno Unito con un protocollo randomizzato in doppio cieco con placebo e ha visto la partecipazione di 107 pazienti con ipertensione (Placebo vs Zilebesiran a dosi comprese tra 10 e 800mg).
I risultati sono stati positivi:
- una singola dose di Zilebesiran (superiore ai 200 mg) ha mostrato una riduzione nei valori pressori (più di 10 mm Hg la sistolica e più di 5 mm Hg la diastolica) già dopo 8 settimane e fino a 6 mesi dopo il trattamento,
- non sono stati segnalati, invece, casi di ipotensione o di compromissione della funzionalità renale; solo 5 pazienti hanno riportato effetti collaterali di lieve entità, per lo più legati a reazioni locali nel sito di iniezione.
come monoterapia (KARDIA -1)
o in associazione con i trattamenti antipertensivi standard (KARDIA-2)
Il primo, recentemente pubblicato su JAMA, ha confermato l’efficacia di ALN-AGT01 su un campione di oltre 300 pazienti. dimostrando che una singola dose del farmaco riduce la pressione sanguigna in maniera prolungata fino a 6 mesi dopo l’iniezione e aprendo alla possibilità di somministrazioni trimestrali o semestrali.
Il secondo, appena completato, ha valutato la combinazione di Zilebesiran con altri farmaci antipertensivi (Olmesartan, Amlodipina, Indapamide o Placebo) che potrebbe aumentare ancora di più la finestra di efficacia.
Un altro studio randomizzato e controllato, di tipo interventistico il KARDIA 3 si appresta a dimostrarne l’efficacia nei soggetti che hanno un rischio cardiovascolare elevato e la cui ipertensione non è ben controllata dai farmaci attuali.
Saranno poi necessari ulteriori valutazioni per confermare i risultati ottenuti e per valutarne il profilo di sicurezza ed efficacia a lungo termine e Zilebesiran non sarà disponibile per la commercializzazione ancora per diversi anni.
Per ora comunque c'è di che essere ottimisti! Alla luce della scarsa aderenza dei pazienti alla terapia, un farmaco come zilebesiran, che con una singola somministrazione produce risultati che durano fino a 6 mesi, potrebbe portare finalmente a una inversione di rotta, aumentando il numero dei pazienti che riescono a controllare in maniera efficace la loro condizione.
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Dottor Emiliano Staffolani, MD, PhD
Specialista in Nefrologia ed Ipertensione Arteriosa
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