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​Salute renale sul lavoro: affrontare le “tecnopatie".

Sostanze tossiche, temperature e stress: un occhio di riguardo alle malattie renali dei lavoratori!

Foto di 526663 da Pixabay
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Il 1° maggio, in Italia e in gran parte del mondo, si celebra la Festa dei Lavoratori o Festa del Lavoro, per ricordare le conquiste in materia di orario, di retribuzione e di sicurezza sui luoghi di lavoro, ottenuti dal movimento operaio dal 1800 ad oggi.

Questa giornata offre l'occasione per ribadire l’importanza di assicurare universalmente incolumità e salute sul lavoro; infatti, oltre all'esigenza di garantire produttività ed efficienza, possibilmente in un ambiente confortante e positivo, non si dovrebbe mai prescindere dalla sicurezza, anche all’interno del contesto lavorativo.

Il problema della tutela dei lavoratori dagli infortuni e dalle malattie professionali cominciò a porsi all’attenzione dei politici italiani solo nella seconda metà dell’800 con l’intensificarsi del processo di industrializzazione del nostro Paese; ma nel corso degli anni il numero delle malattie riconosciute, delle attività lavorative protette e delle persone tutelate è stato progressivamente ampliato.

Nell’ultimo decennio, inoltre, sono stati inoltre adottati strumenti di rilevazione e raccolta delle informazioni sulle malattie professionali, volti a misurare e migliorare la conoscenza delle stesse, al fine di perseguire una sempre più efficace politica di prevenzione e di tutela della salute nei luoghi di lavoro.

Tra le varie preoccupazioni e criticità quello delle "tecnopatie" rimane un argomento purtroppo sempre attuale.

Sono latenti e lente nella loro manifestazione, pericolose e spesso sottovalutate. Sono le malattie professionali, patologie che i lavoratori contraggono per effetto dei lavori svolti. Vanno da disturbi lievi e passeggeri, come le irritazioni cutanee o oculari, a gravi patologie, come i disturbi respiratori o l’asbestosi, la silicosi o il cancro. Una definizione generale può essere di malattia professionale: "qualsiasi stato morboso che possa essere posto in rapporto causale con lo svolgimento di una qualsiasi attività lavorativa".

In questo contesto, il rene rappresenta uno degli organi-bersaglio più vulnerabili ai molteplici fattori legati agli ambienti e alle condizioni lavorativi; tra questi le temperature estreme, le sostanze tossiche e lo stress, giocano un ruolo fondamentale.

Le Temperature Estreme
Lavorare in ambienti con temperature ai limiti può mettere a dura prova l’emuntorio renale. L’esposizione a temperature, sia elevate che basse, può causare disidratazione e squilibri elettrolitici, aumentando l’incidenza di malattie renali acute o il rischio di litiasi renale. I calcoli renali possono essere una conseguenza del ridotto volume urinario a causa della disidratazione che determina una sovrasaturazione urinaria; mentre l’insufficienza renale acuta può risultare non solo come conseguenza diretta dell’ipovolemia ma anche, indirettamente, per la sovrapposizione di infiammazione e rabdomiolisi determinate dall'esposizione alle temperature estreme. Episodi ricorrenti acuti di disidratazione e calcolosi possono poi cronicizzare (Malattia Renale Cronica); inoltre, chi già soffre di reni corre un rischio maggiore di progressione verso gli stadi più avanzati di malattia per i colpi di calore.
I lavoratori più esposti a discomfort termico sul luogo del lavoro sono:
  1. Edili e agricoltori: a rischio i lavoratori “all’aperto” soprattutto durante i periodi estivi, vedi  anche Malattia Renale Cronica non tradizionale (MRCnt), probabilmente la prima malattia professionale al mondo causata dai cambiamenti climatici
  2. Manufatturieri: impiegati nella produzione industriale o negli altri processi in fabbriche o capannoni dove le temperature possono raggiungere livelli elevati a causa di processi produttivi o di macchinari in funzione. Questi lavoratori sono inoltre spesso esposti anche a solventi, metalli pesanti, solventi organici e altre sostanze chimiche.
  3. Siderurgici e metalmeccanici: lavoratori dei minerali metallici per la realizzazione di semilavorati in ambienti con forni ad alta temperatura o con metalli fusi, spesso sono esposti a calore intenso per molte ore di servizio e con una ventilazione ridotta.
  4. Marittimi e offshore: operano in molte attività (a bordo di una nave, nelle costruzioni navali o nei porti, ecc) e sono soggetti a situazioni di notevole fatica e stress lavorativo. Operano con attenzione, concentrazione e impegno gravoso spesso in condizioni difficili, in ambienti esposti a rumore, vibrazioni, variazioni improvvise del microclima, talvolta in ambienti precari, con alti rischi potenziali per la salute e per l’invecchiamento precoce in funzione del carattere usurante dell’attività svolta.

Le Sostanze Tossiche 
Le sostanze tossiche presenti in molti ambienti di lavoro, come solventi, metalli pesanti e prodotti chimici industriali, rappresentano un'altra minaccia significativa per la salute renale. L'esposizione prolungata a queste sostanze può danneggiare infatti le strutture glomerulari e tubulari del rene compromettendone, transitoriamente o definitivamente, la capacità di filtrazione. I lavoratori più esposti a sostanze tossiche per il rene sono tipicamente quelli impiegati in settori industriali o lavori che comportano manipolazione di prodotti chimici. Alcuni esempi includono:
  1. Lavoratori dell'industria chimica: esposti a rischi di varia natura. Per comprendere i rischi dell'esposizione alle sostanze chimiche è importante conoscere i potenziali mezzi di contaminazione, come vapore, spruzzi e immersione; e i modi di esposizione del lavoratore, come l'inalazione o l'assorbimento cutaneo, talvolta senza che il lavoratore se ne renda conto. Inoltre, molti lavoratori dell'industria chimica devono affrontare, oltre all'esposizione chimica, anche altri rischi, dovendo lavorare con vari strumenti, processi e applicazioni.
  2. Lavoratori dell'edilizia e del restauro: esposti al rischio professionale attraverso l’utilizzo e la manipolazione di sostanze e preparati pericolosi: solventi, pigmenti, additivi, disarmanti, collanti e mediante specifiche lavorazioni, utilizzo di bitume o asfalti a caldo. Possono esporre a rischio chimico anche lavorazioni come la saldatura, con la relativa produzione di emissioni per vaporizzazione dei metalli e per decomposizione e diffusione nell’aria di materiali fusi. Rischi possono derivare inoltre da attività come la demolizione, lo scavo o la preparazione di calce e malte cementizie in grado di determinare esposizione a particolato e fibre.
  3. Lavoratori agricoli:  L’esposizione nel settore agricolo può essere ricondotta all’uso di prodotti fitosanitari, prodotti biocidi e fertilizzanti. Gli scenari di esposizione che ne derivano sono complessi, sia dal punto di vista del numero delle sostanze chimiche utilizzate, sia dal punto di vista della eterogeneità delle mansioni. Le patologie che ne derivano sono fortemente diversificate anche in relazione alle dosi e alle vie di esposizione (inalazione o contatto cutaneo o oculare) e vanno dalle dermatiti, patologie respiratorie e neurologiche ad altre patologie che riguardano specifici organi bersaglio, tra cui certamante il rene.
  4. Lavoratori dell'industria petrolifera e del gas: lavoratori del settore petrolchimico possono incorrere in rischi significativi che vanno dall'esposizione a gas tossici agli spazi confinati e al rischio di incendio o esplosione da gas combustibili. Particolarmente preoccupante è la sicurezza dei lavoratori solitari e la potenziale esposizione a gas, quali: Gas combustibili (come metano, butano, etano e propano), Monossido di carbonioAnidride solforosaOssidi  Azotati, Idrogeno Solforato (che può essere rilasciato durante la perforazione e l'estrazione di petrolio e gas, nonché durante la raffinazione e la lavorazione), Cloro (che è utilizzato nella produzione di sostanze chimiche come il PVC), Ammoniaca (viene utilizzata nella produzione di fertilizzanti e refrigeranti) e i Composti Organici Volatili (come il benzene, presenti in molti prodotti petrolchimici come i solventi). L'esposizione a questi gas può avvenire durante la produzione, il trasporto, lo stoccaggio e l'uso di prodotti petrolchimici. 

Lo Stress Psico-Fisico
Il carico di lavoro è un altro fattore da non sottovalutare. "Lo stress è un evento psico-somatico che si differenzia per la sua potenza e/o durata da una situazione normale intra-individuale e viene scatenato da certe sollecitazioni esterne ed interne; lo stress non è sempre negativo: è dimostrato come esso possa costituire una utilissima possibilità sia per l’individuo sia per l’azienda, essendo a volte un acceleratore delle capacità umane. I problemi tuttavia si verificano quando lo stress è troppo elevato o se la situazione stressante si prolunga eccessivamente nel tempo, con possibili conseguenze sia a livello fisico che psichico"

Il carico di lavoro eccessivo provocato dalle elevate richieste in contesti ad alta pressione può innescare reazioni fisiche e ormonali che, nel tempo, danneggiano la salute ed esauriscono le energie individuali.Infatti, lo stress può influenzare la salute è tramite una risposta disregolata ormonale (con elevati livelli di cortisolo adrenalina nel sangue) che a sua volta influenza negativamente il sistema circolatorio e la pressione sanguigna, entrambi importanti anche per la salute renale.

L’ipertensione è infatti uno dei più noti fattori di rischio per lo sviluppo della malattia renale cronica. Inoltre, lo stress psichico/fisico può influenzare i modelli di sonno delle persone. Il sonno disturbato o interrotto può portare a una ridotta qualità del sonno e a disturbi come l'apnea notturna, che sono stati associati ad un aumento del rischio di ipertensione e diabete, entrambi fattori di rischio per le malattie renali.

Particolare considerazione,in questo senso, meritano le occupazioni che richiedono sollevamento pesante, posture scomode o movimenti ripetitivi (Stress fisico), lavori che coinvolgono l'uso di macchinari vibranti, come martelli pneumatici o trapani, ecc (Vibrazioni), mansioni in ambienti rumorosi, come cantieri edili o aeroporti (Rumori), professioni con turni notturni o orari variabili che alterano i ritmi circadiano e metabolico (Turni) ed infine, ma non meno importante, vivere in contesti lavorativi ad alta pressione, con scadenze strette, conflitti interpersonali o altre fonti di esaurimento generale o organizzativo (Stress psicologico).

Affrontare queste sfide richiede un approccio a 360 gradi alla sicurezza sul lavoro.

Le misure preventive, che includono attrezzature di protezione adeguata, regolari sessioni di formazione sulla sicurezza e monitoraggio della salute dei dipendenti, sono fondamentali per mitigare il rischio di tecnopatico, incluse quello renale. Inoltre, è essenziale che i lavoratori stessi siano consapevoli dei rischi e adottino comportamenti sicuri sul luogo di lavoro (regolare idratazione, abbigliamento adeguato e utilizzo DPI)... 

Quindi, per ridurre l'incidenza di tutte le malattie professionali, sempre prima puntare alle misure di prevenzione e, poi, a quelle di protezione!!!


Dottor Emiliano Staffolani, MD, PhD
Specialista in Nefrologia ed Ipertensione Arteriosa
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Tel.: 338.5996136
Fax: 06.81151095

 
Visualizza il documento L’evoluzione della tutela delle malattie professionali in Italia. Collegamnto esterno Emergenza climatica e rene: vecchie e nuove patologie alle porte.
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