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Nel veleno di serpente rimedio utile per la cura delle malattie renali.

Sostanza prodotta dal Mamba Verde “mira” al Recettore tipo 2 della Vasopressina contro la Malattia Renale Policistica.

Image by Michael Kleinsasser from Pixabay
Image by Michael Kleinsasser from Pixabay
Le molecole che compongono il veleno di serpente, classificate come tossine, si sarebbero evolute partendo da una base innocua per trasformarsi poi in sostanze utili per la difesa e la caccia. Tra i più conosciuti effetti di queste molecole ci sono quelli sulla coagulazione del sangue, nonché quelli sulla segnalazione neuronale.
«Le evidenze dimostrano che l’evoluzione di veleni è un processo molto complesso – spiega il dottor Nicholas Casewell della Liverpool School of Tropical Medicine presso La Bangor University (UK) – La ghiandola del veleno di serpente sembra essere un crogiolo di evoluzione per nuove funzioni delle molecole, alcune delle quali sono conservate nel veleno per uccidere la preda, mentre altre vanno a servire nuove funzioni in altri tessuti del corpo».
Sebbene gli scienziati abbiano da tempo scoperto che il modo in cui agiscono le tossine le rende dei potenziali ingredienti per farmaci, lo scoglio da superare è proprio la loro tossicità intrinseca. "La sfida è quindi riuscire a sfruttare la loro potenzialità  eliminandone  gli effetti  tossici".

Recentemente un lavoro pubblicato su PNAS ha dimostrato come il veleno del Mamba Verde (Dendroaspis angusticeps), uno dei più pericolosi serpenti africani, potrebbe un giorno essere utile nel trattamento della Malattia Renale Policistica dell’Adulto (ADPKD).
La ADPKD è la più comune malattia renale ereditaria, responsabile di circa il 10% dei pazienti europei in dialisi o che vivono con un rene trapiantato. E’ geneticamente eterogenea ed il suo decorso è associato a un alto grado di variabilità inter- e intra-familiare. L’ADPKD è caratterizzato dal progressivo sviluppo e crescita di numerose cisti renali bilaterali, con conseguenti difetti di concentrazione dell’urina, ipertensione, dolore acuto e cronico, calcolosi renali, ematuria, infezioni delle cisti e del tratto urinario, e, soprattutto, perdita della funzione renale.
Fino a tempi recenti, nessun intervento aveva dimostrato di poter rallentare la velocità di progressione della malattia nell’ADPKD e il trattamento è quindi stato sintomatico. Questo è cambiato con la pubblicazione nel 2012 dello studio TEMPO (Tolvaptan Efficacy and Safety in Management of Autosomal Dominant Polycystic Kidney Disease Outcomes) in cui il Dottor Torres della Mayo Clinic dimostrava l’efficacia di Tolvaptan, antagonista orale del recettore V2 della vasopressina, nel rallentare l’aumento del volume dei reni e il peggioramento della funzione renale nei pazienti affetti da rene policistico.

Quindi ad oggi l'inibizione della V2R rappresenta la strategia farmaceutica più promettente contro la PKD.
 
Il morso del Mamba Verde, in assenza di antidoti, è sempre rapidamente fatale. Raramente arriva a contatto con l'uomo, ma in quei casi salta e colpisce alla gola o al volto. Il suo veleno contiene proteine altamente tossiche, tra cui dendrotossine e fasciculina, che iniettata nel corpo della vittima ne blocca gli impulsi nervosi interferendo con l'enzima acetilcolinesterasi: la morte sopraggiunge in circa quarantotto ore, ed è caratterizzata da vertigini, aritmia cardiaca, convulsioni ed emorragie.
 
In questo nuovo studio I ricercatori hanno per la prima volta estratto dal veleno del serpente un componente, chiamato Mambaquaretin-1, in grado di antagonizzare selettivamente il recettore della vasopressina di tipo 2, con un potenziale terapeutico contro la malattia policistica renale.
 
Questo peptide è stato quindi somministrato a sei topi da esperimento policistici ogni giorno per 99 giorni parallelamente un gruppo di controllo con altri animali affetti dalla malattia renale è stato trattato con soluzione salina quotidianamente per gli stessi 99 giorni. Secondo gli autori i topi che hanno ricevuto il composto sembravano ben tollerarlo, poiché gli animali non hanno cambiato il loro comportamento durante l'esperimento.

Alla fine dell'esperimento, confrontando tutti i bio-marcatori, gli Autori concludono che:
  • i topi trattati con l’estratto del veleno di serpente avevano una migliore funzione renale rispetto a quelli nel gruppo di controllo.
  • Inoltre, il numero di cisti nei topi trattati con il composto si è ridotto di un terzo,
  • ed il rapporto tra cisti e parenchima è diminuito del 28 per cento nei topi trattati con il composto.
  • Ancora, l'area totale delle cisti renali è diminuita del 47 per cento dopo il trattamento
Il lavoro appena pubblicato è stato fatto nei topi e non è ancora chiaro se il composto del veleno possa funzionare per curare questa malattia nelle persone che hanno la condizione -ha detto l'autore dello studio Nicolas Gilles, ricercatore di veleni presso l'Università di Parigi Saclay in Francia - Ulteriori studi sono necessari per esaminare questo”. Comunque quello del veleno di serpente, è ormai un filone di ricerca consolidato contro malattie quali diabete, l’ipertensione e anche il cancro e potrebbe offrire inaspettate risorse anche per la produzione di nuovi farmaci.
Visualizza il documento Green Mamba peptide targets type-2 vasopressin receptor...pdf Collegamnto esterno Mamba Verde
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