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Sopravvivenza della persona in dialisi cronica per tutte le tipologie di primo accesso vascolare.

Riferimento bibliografico:
(GIN Numero speciale S61 dedicato agli: ABSTRACT del 54° Congresso Nazionale della Società italiana di Nefrologia, Firenze 25-28 Settembre 2013) Giornale Italiano di Nefrologia Anno 30 n. S61, 2-3, 7 POA; 2013
Data pubblicazione:
Autori: A. Di Napoli 1, L. Tazza 2, S. Chicca 1, C. De Cicco 3, D. Di Lallo 1, G. Guasticchi 1 per il Registro Regionale Dialisi e Trapianto del Lazio 1) Laziosanità – Agenzia di Sanità Pubblica, Roma ; 2) Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma
RAZIONALE. Entrare in emodialisi con fistola artero-venosa (FAV) nativa invece di catetere venoso (CV) si associa ad esiti migliori. Tra le FAV native all’arto superiore si differenziano prime distali, successive distali, prossimali, mentre tra i CV si distinguono temporanei e tunnellizzati; vanno considerate a parte le fistole protesiche. Nell’ipotesi che iniziare l’emodialisi con uno specifico accesso vascolare rappresenti un proxy di condizioni cliniche predittive di esiti differenti, è stato condotto uno studio per valutare la sopravvivenza delle persone tenendo conto della tipologia di accesso vascolare iniziale.
CASISTICA E METODI. Studio retrospettivo su una coorte di 7.861 pazienti incidenti (2002-2011) in emodialisi, notificati al Registro Regionale Dialisi e Trapianto del Lazio. La valutazione della probabilità di sopravvivenza e del rischio di morte è stata effettuata utilizzando, rispettivamente, il metodo di Kaplan-Meier e quello della regressione multivariata di Cox, tenendo conto di variabili demografiche, cliniche e assistenziali.
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