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Bere il caffè fa bene ai reni.

Secondo una recente analisi il consumo di caffeina potrebbe avere un effetto positivo in caso di malattie renali croniche.

Image by Howard Malone from Pixabay
Image by Howard Malone from Pixabay
La  caffeina (1,3,7-trimetilxantina) è uno dei componenti presenti in molteplici farmaci e non solo nel caffè.

Fra i suoi principali meccanismi d’azione si include l’inibizione dell’enzima fosfodiesterasi e dei recettori dell’adenosina mentre attiva i recettori della rianodina con una serie di azioni su tutti gli organi. E’ ormai risaputo che la caffeina può avere un effetto preventivo, e non solo sempre tossico, in alcune condizioni fisiologiche o patologiche.  Ciò è dovuto da vari fattori come il dosaggio, un’esposizione cronica, fattori genetici ed enzimatici e il consumo concomitante di farmaci. Come già riportato in uno studio dell’Università di Messina condotto dal Dott. Bolignano “Caffeine and the kidney: what evidence right now?” da una revisione della letteratura si mettono in luce pareri contrastanti per quanto riguarda l'effetto prolitiasico di questa sostanza, mentre è meno controversa, oltre che più facilmente osservabile, la sua azione diuretica.

Secondo i risultati di uno studio recentemente pubblicato su American Journal of Medicine gli adulti sani che abitualmente consumano una o più tazze di caffè al giorno possono così ridurre il rischio di malattia renale cronica (MRC).

Bere caffè può causare problemi di salute, ma l'associazione tra caffè e malattie renali croniche non era mai stata approfondita in fondo" afferma il ricercatore Seung Hyeok Han, della Yonsei University di Seoul, e prosegue: "Abbiamo studiato se l'assunzione di caffè può influenzare lo sviluppo della malattia renale cronica nella popolazione generale”.

Di 8717 (47.8% Maschi) partecipanti al “KoGES cohort” (Korean Genome and Epidemiology Study), con età media di 52 anni e con una velocità di filtrazione glomerulare stimata nella norma, il 9,5% ha sviluppato MRC in un periodo di circa 11 anni. Tra i soggetti analizzati il 52,8% erano consumatori quotidiani di caffè; basandosi su un questionario inerente il diario alimentare sono stati tutti divisi in cinque gruppi di consumo:
  • I gruppo: 0 / settimana,
  • II gruppo: <1 tazza / settimana,
  • III gruppo: 1-6 tazze / settimana,
  • IV gruppo: 1 tazza / giorno e
  • V gruppo: ≥2 tazze / giorno.
L' Insufficienza Renale Cronica si è verificata meno nei consumatori quotidiani di caffè, infatti In un modello multivariabile di Cox: il gruppi IV e V hanno avuto rispettivamente il 24% e il 20% di rischio in meno di sviluppare MRC.

In generale le HRs non aggiustate erano significativamente inferiori nei consumatori quotidiani di caffè. Ma i ricercatori Coreani hanno inoltre confermato dopo “aggiustamenti” per ipertensione, malattie cardiovascolari, diabete e quantità di assunzione giornaliera di alimenti contenenti caffeina (come tè e cioccolato) il minor rischio renale dei bevitori rispetto ai non bevitori di caffè:
  • Gruppo IV (HR, 0,76, 95% CI, 0,63-0,92)
  • Gruppo V (HR, 0,80, IC 95%, 0,65-0,98).
Modelli di Cox mediati nel tempo e variabili nel tempo hanno prodotto risultati simili ed i tassi di calo di eGFR erano comunque più bassi nei consumatori quotidiani di caffè.

Il caffè potrebbe avere effetti emodinamici positivi sulla salute vascolare - conclude il Dott. Hanabbiamo osservato che la pressione arteriosa al basale diminuiva con l'aumentare del consumo di caffè. Questa pressione arteriosa sistemica più bassa potrebbe abbassare la pressione glomerulare e portare ad una minore iperfiltrazione glomerulare. Il caffè potrebbe persino contenere composti con effetti antiossidanti e anti-infiammatori”.

Le limitazioni dello studio comprendono la mancanza di informazioni sui tipi di caffè consumati (decaffeinati?), se “espressi” o “americani”, se miscelati istantaneamente ovvero ottenuti con cialde o capsule. Non riportati  neppure i vari "lungo", "schiumato", "macchiato" o "corretto" "con o senza lattosio" con cui i baristi sono soliti viziarci in Italia (ndr!)

Attenzione inoltre alla caffeina in eccesso.
Non si dovrebbe mai esagerare né con il consumo di caffè né con l'assunzione di bevande a base di caffeina, siano esse bibite gassate o Energy drink: come il sale, la caffeina può concorrere ad aumentare la pressione sanguigna, un fenomeno che va a danneggiare i reni.

Una conclusione preliminare – in attesa di auspicabili studi futuri – permette di dire che, a tutt'oggi, non esiste alcuna prova scientifica che suggerisca una controindicazione verso il consumo di caffeina equivalente a 2-3 tazzine di caffè al giorno in soggetti sani o anche in soggetti nefropatici.  Tuttavia, occorre prestare particolare attenzione agli anziani, ai bambini e a quei pazienti trattati con analgesici o diuretici. Nei soggetti che presentano una storia familiare o clinica di calcolosi renale (calcoli di ossalato di calcio) il consumo moderato di caffeina dovrebbe essere associato ad un adeguato apporto di liquidi. Sono peraltro necessari ulteriori approfondimenti per verificare se il caffè e altre bevande contenenti caffeina possano essere consumati (sempre in dose moderata) dai pazienti in emodialisi. 
Visualizza il documento Coffee Consumption and Incident Kidney Disease... .pdf Collegamnto esterno Effects of Coffee Intake on Incident Chronic Kidney...
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